La Macchina del volere
C’era una volta, solo poco tempo fa,
in un luogo non tanto lontano da qua, un uomo che tanto aveva fatto, tanto
aveva detto e tanto voleva ancora fare.
Era tempo di Natale e mancavano solo
pochi giorni alla notte magica, in città le strade erano tutte illuminate e le
vetrine dei negozi, più sfavillanti che mai, erano piene di tante cose
bellissime, il tradizionale mercatino, tipico di quel periodo, con le sue tante
casette di legno che vendevano di tutto e di più, era sempre stracolmo di
persone, nonni, mamme, papà e tanti bambini, tutti alla ricerca di qualcosa di
speciale da regalare, da farsi regalare o magari soltanto per cercare un nuovo
addobbo da mettere sull'albero o nel presepe.
Il buon profumo di cannella, di
vaniglia, di zenzero era avvertibile ovunque, nelle strade, nei negozi, nelle
case, regalando una piacevolissima sensazione, l’atmosfera poi che si percepiva
era davvero carica di amore e di entusiasmo e tutte le persone sembravano aver
ritrovato il buon senso e il reciproco rispetto.
Quell'anno, il nostro signore delle
tante idee e dei buoni sentimenti avrebbe voluto fare un regalo davvero
speciale ai suoi cari, non i soliti regali divertenti, superflui o inutili, che
comunque si sarebbero potuti presto consumare o con il tempo inevitabilmente
deteriorare, ma un regalo talmente particolare che sarebbe dovuto rimanere
inalterato nel tempo e contemporaneamente indistruttibile e inattaccabile da qualsivoglia
evento.
Così pensa che ti ripensa, cerca che
ti ricerca, al nostro signore delle tante idee e dei buoni sentimenti venne una
illuminazione, quella di realizzare una macchina straordinaria quanto bislacca
a cui nessuno aveva ancora pensato, un macchina che all'occorrenza fosse stata
in grado di far affiorare qualsiasi
ricordo, segno o traccia impressa nella nostra memoria.
Una apparecchiatura complessa da
realizzare però semplice da usare, ma sopratutto efficace, che permettesse, a
chi l’avesse voluta utilizzare, di prelevare emozioni e ricordi da quegli
immensi magazzini della memoria, dove raccogliamo tutto ciò che ci è capitato e
che ognuno di noi possiede, anche se troppo spesso dimenticati e poco curati.
L’entusiasmo, che aveva pervaso il nostro
signore delle tante idee e dei buoni sentimenti era tale che non gli permise di
frapporre tempo tra il dire e il fare, così senza esitare si buttò a capofitto
nella realizzazione di quell'incredibile, inconsueto, stravagante progetto.
La sua casa era diventata un vero e
proprio laboratorio, prospetti, calcoli, disegni, complessi tracciati, fili e
prese erano disseminati dappertutto, insieme a strumenti elettromagnetici,
elettrodinamici e ogni altro marchingegno conosciuto e utile alla realizzazione
di quel lavoro.
I giorni passarono velocemente e
nonostante il grande impegno e la ferma volontà di arrivare alla conclusione,
questa restava ancora lontana.
La difficoltà di collegare attraverso
dei circuiti complessi e sofisticati, i sensori agli stimoli, gli stimoli alle
emozioni e infine le emozioni ai ricordi, era di una difficoltà
incommensurabilmente grande. Mancavano solo ventitré giorni alla notte di quel
Natale e lo sconforto stava per prendere il sopravvento sull'entusiasmo del
signore delle tante idee e dei buoni sentimenti, quando l’ispirazione
sopraggiunse, l’idea delle idee gli balenò nella mente, l’intuito, la sua più
grande dote, gli venne ancora una volta in soccorso facendolo riflettere, se la difficoltà era davvero quella di
collegare l’intero circuito, altrettanto vero era che tutti i componenti
necessari alla realizzazione del progetto sono da sempre a nostra disposizione
dentro di noi, allora perché dover ricorrere ad una macchina esterna a noi,
complicatissima da progettare, difficilissima da realizzare, farraginosa da
utilizzare ed estremamente onerosa da far funzionare, quando potremmo noi
stessi attivare il sistema con il solo nostro volere, proprio con il volere,
quella grande capacità che abbiamo dentro, che tutto può su di noi e con quella
forza di volontà collegare gli elementi necessari, chiudere il circuito e fare
in modo che ciò che desideriamo
ricordare lo si possa ricordare e l’emozione che vogliamo riprovare la si possa
riprovare.
Così assodato che quel collegamento si
sarebbe potuto fare, bisognava a quel punto trovare una procedura che avviasse
il tutto, una maniera semplice alla portata di chiunque e da chiunque
utilizzabile in qualsiasi momento, un interruttore insomma che facesse
funzionare l’impianto. L’intuito, suo fedele compagno di viaggio non lo aveva,
ancora una volta, abbandonato così il nostro signore pensò che le nostre stesse
dita avrebbero potuto funzionare da interruttore, proprio il suono dello schioccare del pollice
e del medio avrebbe potuto costituire il codice di accesso necessario per
l’avvio del sistema.
Effettivamente alle nostre dita sono
stati affidati nel tempo compiti importanti, tanto che persino la vita e la
morte, potevano dipendere da una diversa posizione del pollice, allora perché non affidargli anche questo
importante compito.
Il semplice schioccare delle dita
avrebbe potuto attivare il circuito, permettendo, a chi avesse fatto quel
gesto, di viaggiare a piacimento nei grandi depositi della memoria alla ricerca
di quei ricordi necessari a rivivere le emozioni desiderate.
Quel Natale il signore delle tante
idee e dei buoni sentimenti non realizzò la sua macchina del volere, ma la sua
intuizione andò ben oltre poiché aveva pensato, attraverso un ingenuo
stratagemma di poter attivare la memoria, quella grande ricchezza che
accumuliamo nel tempo.
La memoria infatti ci permette di
ricordare e i ricordi sono l’asse portante della nostra vita, la forza
necessaria e indispensabile per poter affrontare il presente.
La memoria ci appartiene indissolubilmente,
stimolarla con un semplice stratagemma, con un piccolo, banale gesto delle
dita, non può che farci del bene.
Per tutti i suoi cari quello fu
davvero un Natale straordinario, particolarmente bello da ricordare, proprio
per quel meraviglioso regalo ricevuto in dono, che non era in realtà per niente
una macchina, ma un espediente, una semplice idea per stimolare la volontà per
non dimenticare.
Quella idea, il signore delle tante
idee e dei buoni sentimenti, la volle comunque chiamare “macchina del volere”,
anche se macchina non era, perché in
realtà è proprio il volere, una fra le tante prerogative della mente, che tutti
noi abbiamo, ma che ancora non siamo riusciti del tutto a saper usare.
Da quella magica notte di Natale, che
risultò essere ancora più magica che mai, tutti i suoi cari fecero propria la ” macchina del volere” e non smisero mai
più di usarla, con il solo e semplice schioccare delle dita.
2011
2011
Commenti
Posta un commento