Pino il falegname
Si sussurra, si dice,
si racconta, una storia molto bella, ma se sia vera non si sa, di certo solo
c’è, che è giunta fino a me.
Pare che, tanto, ma
tanto tempo fa, in un paese lontano, lontano e molto diverso dal nostro,
vivesse un uomo alto, magro e muscoloso che di lavoro faceva il falegname.
Nonostante
l’apparenza, data dal suo fisico possente, il nostro falegname era un uomo
mite, tranquillo e anche molto generoso, tutti lo chiamavano Pino, come gli
alberi di pino, forse proprio per il lavoro che faceva, anche se in realtà quello non era il suo vero nome.
Pino poteva avere circa una trentina d’anni, ma ne dimostrava certamente molti meno ed era
anche un gran lavoratore, infatti passava tutti i suoi giorni, dal sorgere del
sole fino al tramonto, nel suo laboratorio di falegnameria.
Pino era talmente
appassionato al suo lavoro che il tempo gli scorreva via velocemente, così
velocemente che spesso gli capitava addirittura di non sapere in quale giorno
della settimana mai fosse.
La sua più grande
soddisfazione, oltre alla gioia quotidiana che provava nel lavorare, era quella
di vedere finito il mobile, la porta o qualsiasi altra cosa gli avessero
commissionato.
In quei momenti, in
cui ammirava il lavoro fatto, gli occhi scuri e grandi di Pino s’illuminavano
di una luce particolare e un sorriso straordinario appariva sul suo bel volto,
erano il segno inconfondibile di una immensa felicità, quella felicità che
provano tutti coloro che hanno la
fortuna di vedere e ammirare il frutto del proprio lavoro, il risultato del
proprio impegno, l’opera del proprio ingegno.
Pino era, senza alcun
dubbio, una persona serena e appagata e non desiderava proprio niente di più o
di diverso da quello che aveva già, forse anche per questo la sorte aveva
deciso di regalargli qualcosa di veramente straordinario, che avrebbe cambiato
radicalmente la sua normale quotidianità.
Qualcosa che
puntualmente avvenne un lunedì, un giorno come un altro per il nostro Pino, ma
a renderlo diverso e unico, tanto da poterlo poi ricordare per sempre, fu la
coincidenza di due eventi che lo avrebbero riempito di felicità. Il primo era
quello di aver terminato il suo ultimo lavoro e il secondo invece un bellissimo
incontro che avrebbe fatto proprio lì a casa sua.
Mentre Pino era
assorto in estasi davanti al suo ultimo lavoro ormai finito, qualcuno bussò
ripetutamente alla porta del laboratorio, ma lui ci mise un bel po’prima di
realizzare che la campanella, posta al di fuori della casa, continuasse a
ridondare senza mai fermarsi, tanto era impegnato a contemplare ciò che aveva realizzato, ma
quando finalmente si rese conto che c’era qualcuno che chiedeva di entrare, si
precipitò ad aprire la porta senza neanche chiedere chi mai ci fosse.
Quando l’ebbe aperta,
una visione straordinaria lo lasciò senza parole, di fronte a lui una
bellissima fanciulla dai lunghi capelli biondi e con due occhi azzurri come il
mare, tutta vestita di bianco, che gli chiedeva con voce ferma e decisa, se
fosse effettivamente lui il falegname di nome Pino.
La bella fanciulla
dovette ripetere la domanda più di una volta, visto che non riusciva ad avere
alcuna risposta, ma quando Pino finalmente si riprese dal suo stupore, rispose
che era effettivamente lui il falegname di nome Pino e solo allora invitò la
fanciulla ad entrare e ad accomodarsi
sull'unica sedia che aveva li , sedia dove ogni tanto lui stesso si
sedeva per riposarsi.
In quel piccolo lasso di
tempo, che intercorse prima che qualcuno parlasse, Pino si domandò chi
mai poteva essere quella sconosciuta creatura e cosa mai avrebbe poter voluto
proprio da lui, ma quando la fanciulla si sedette sulla sedia fu lei stessa a
dare risposte giuste a quelle domande, mi chiamo Mariastella ed ho sentito
tanto parlare di te, di quanto tu sia bravo, preciso e puntuale nel tuo lavoro
ed io ho proprio bisogno di una persona come te per realizzare una visione che
ho avuto in sogno qualche giorno fa.
Pino, perplesso più
che mai, le chiese di spiegargli tutto meglio, visto che non riusciva a capire
ne a trovare il nesso fra lui e la realizzazione di quel sogno.
Mariastella raccontò
cosi per filo e per segno il sogno che aveva fatto, sogno in cui un angelo le
chiedeva di realizzare, con l’aiuto di un falegname, il più bravo di quel luogo
e di quel tempo, un simbolo per rendere concreto, tangibile e comprensibile il
sentimento dell’amore.
Pino sempre più
coinvolto e incuriosito chiese allora a Mariastella di dargli precise
indicazioni su ciò che avrebbe dovuto realizzare, ma lei gli disse che dovevano
essere unicamente il suo intuito, la sua sensibilità, il suo animo che
avrebbero dovuto guidare la sua mano.
Pino fu come rapito da
quella risposta, era infatti la prima volta che qualcuno gli chiedeva di fare
qualcosa senza sapere effettivamente cosa, ma era anche la prima volta che
avrebbe finalmente potuto lavorare senza misure, senza vincoli, senza limiti ne
condizionamenti, libero di poter dar sfogo alla sua creatività.
Pino era entusiasta e
talmente affascinato da quella misteriosa creatura che non avrebbe preteso
alcun compenso per quel lavoro, ponendo però una sola condizione come
necessaria e indispensabile per accettare.
La condizione fu
quella di sapere tutto ciò che c’era da sapere di Mariastella, da dove venisse,
quali fossero le sue aspirazioni e quali le sue speranze, insomma conoscere
completamente la sua vita.
Mariastella acconsenti
raccontando, senza alcuna difficoltà, tutto di se, senza tralasciare niente,
senza nascondergli nulla del suo presente e del suo passato, partecipandogli persino che lei, come tutte
le ragazze della sua età, sperava di incontrare un giorno il suo principe
azzurro.
Un principe senza
corona e senza regno, ma dallo spirito nobile e generoso e sopratutto ricco di
buoni sentimenti e di sani principi.
Quando tutto fu detto
e nulla c’era più da aggiungere, Mariastella salutò Pino rassicurandolo che per
il lavoro che gli aveva commissionato, avrebbe potuto prendersi il tutto il
tempo necessario.
Una volta finito, lei lo avrebbe capito e sarebbe tornata.
Da quel giorno, proprio
da quel lunedì così speciale, Pino iniziò con tanta lena il suo lavoro e con
una tale energia, che le sue mani sembravano essere guidate da una entità
estranea, tanto erano precise e veloci, da lasciare incredulo anche lui.
Giorno dopo giorno,
momento dopo momento il manufatto prendeva forme sempre più definite e quando
l’ebbe terminato, quel tutto gli sembrò davvero la cosa più bella che avesse
mai realizzato. Mentre Pino era così assorto in quello che da sempre era il suo
rituale di contemplazione di ciò che aveva realizzato, la campanella della sua
porta incominciò a suonare ripetutamente, anche quella volta solo dopo un po’
di tempo realizzò che qualcuno lo stava cercando, così andò di corsa ad aprire
la porta del suo laboratorio e per la seconda volta ebbe la stessa immagine,
era lei, era sempre lei, la splendida fanciulla che gli aveva commissionato
quel lavoro.
Buongiorno
Mariastella, le disse balbettando e aggiungendo benvenuta, poi perplesso le
chiese come avesse fatto a sapere che aveva finito proprio in quel giorno, anzi
proprio in quell’istante il suo lavoro, la fanciulla gli rispose che lo aveva
percepito e come promesso era tornata per vedere cosa mai avesse realizzato.
Quando la bella
fanciulla fu di fronte a ciò che Pino aveva creato, ebbe un forte fremito e una piacevole emozione la pervase tutta, fu
così tanto l’entusiasmo, fu così grande la gioia da spingerla ad abbracciare
Pino con tutta la forza che aveva e l’abbraccio fu così lungo da dargli la
sensazione di non volerlo mai più lasciare, altrettanto fu per Pino, che felice
di ricambiare quell’abbraccio, sperava con tutto il suo cuore non dovesse mai
finire.
Agli occhi di
Mariastella Pino era riuscito a lavorare quel legno con tanta passione e tanto
amore, che ciò che aveva creato lo lasciava trasparire tutto quell’amore,
rendendolo concreto e tangibile. Il lavoro di Pino rappresentava un uomo e una
donna stretti in un abbraccio talmente intenso da non poter distinguere più
l’uno dall’altro, due amanti che si guardavano negli occhi fissandosi come se
volessero promettersi di non lasciarsi mai.
Il lavoro che Pino
aveva fatto, l’opera d’arte che aveva creato era effettivamente di una rara
bellezza e quell’abbraccio cosi avvolgente era davvero la rappresentazione
dell’amore universale che Mariastella sperava di vedere realizzato, perché un
abbraccio è davvero la più bella conferma d’amore.
E’ con un abbraccio
che una mamma accoglie il proprio figlio appena nato e con un abbraccio
continuerà ad accoglierlo per tutta la vita.
E’ con un abbraccio
che nasce un nuovo amore.
E’ con un abbraccio
che due fratelli fanno pace, è sempre e comunque un abbraccio che segna
l’inizio di qualcosa d’importante, di straordinario, l’abbraccio è il sigillo,
il segno che sottolinea sempre un evento eccezionale, la genesi di quel
qualcosa di nuovo e di bello che prima non c’era e che da quel momento in poi
resterà.
Fu proprio il lungo
abbraccio di gioia che segnò la nascita dell’amore tra Mariastella e Pino, fu
quello il giorno in cui nacque il loro amore, fu quello il loro primo Natale,
da quel giorno non si lasciarono mai vivendo felici e a lungo insieme,
continuando a festeggiare, anno dopo anno, il Natale del loro grande amore.
Anche per tutti noi
c’è un Natale che segna la nascita di qualcuno o di qualcosa di veramente
speciale, ma c’è né anche uno davvero particolare, il Natale dei Natali, che
gli unisce tutti.
Quel particolare
giorno che festeggiamo con le persone più care, quelle che amiamo di più e che
più sentiamo vicine a noi, anche se sono distanti migliaia di chilometri.
Quel giorno
straordinario che ci unisce nello spirito e rafforza, se mai ce ne fosse
bisogno il reciproco amore, quel giorno, da tempo immemorabile, si ripete tutti
gli anni il 25 dicembre ed è proprio il giorno di Natale.
Tanto, ma tanto tempo
è trascorso da quando avvenne questa storia e in quel paese lontano, lontano e
molto diverso dal nostro non è purtroppo rimasta traccia di quello
straordinario e bellissimo lavoro di Pino, ma per fortuna della bella storia
d’amore di Mariastella e Pino, dopo così tanto tempo, ancora si sussurra, si
dice, si racconta, ma se sia vera non si sa, di certo solo c’è, che è giunta
fino me.
2011
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